Ci sono ancora immagini che legano molti di noi al ritmo naturale delle stagioni. Tra ottobre e fine dicembre rastrelli, pertiche, pettini e teli rievocano una tradizione consolidata. La raccolta delle olive è ancora oggi un’ attività economica vitale per il settore agricolo del nostro paese. Un’attività delicata, messa a dura prova dai capricci stagionali. Sensibile al mutare del tempo, ma soprattutto dei tempi.
Addio scala, forse a mai più.
Non è questione di olio di gomito. Oltre alla fatica, la scala è pericolosa. Si stima che in passato dipendenti di compagnie elettriche tenessero corsi per non rischiare di rompersi il collo. Ragionando in termini pratici, la vecchia scala è il punto di partenza. Pur imitando metodi di raccolta classici quali bacchiatura, pettinatura e raccattatura, grazie alla raccolta meccanica si velocizzano tempi e si riducono sforzi.
Già, ora ci sono scuotitori e abbacchiatori.
Spesso gli utenti sono divisi, indecisi su cosa scegliere perché diverse sono le esigenze: numero di piante, posizione del terreno, natura del suolo e allineamento degli alberi. Opinione di molti è che gli scuotitori siano ottimi in caso di scarsa manodopera e per velocizzare i tempi. Altri invece insistono sulla capacità degli abbacchiatori di far cadere anche le olive piccole e tenaci, non ancora mature.
A vantaggio della pulizia della pianta, che non richiede così ulteriori passaggi. Considerando pregi e difetti, opteremmo per un kit completo dotato di motocompressore e abbacchiatori inclusi. Il compressore si rivela una scelta felice perché può essere utilizzato per la potatura oltre che per la raccolta.
Scelta felice, ma anche facile vista l’offerta.
Il mercato oggi ci offre un’ampia gamma di motocompressori a scoppio, con motore a benzina o diesel. Occorre ribadire che si tratta comunque di una scelta ideale, se consideriamo che questi strumenti a pneumatico non dipendono da un trattore per l’alimentazione e quindi non interrompono i ritmi di lavoro. L’aria compressa si incanala in tubi di poliuretano di varie dimensioni – 50 o 100 mt. Variabile la capienza stessa del serbatoio, con la produzione d’aria che può variare dai 250 lt/min ai 900 lt/min. La produzione d’aria consente di collegare anche più abbacchiatori. Inoltre, se il mezzo ha un telaio robusto con gancio di traino sul retro, il trattore sarà in grado di trasportare contemporaneamente il carro intercettatore e lo stesso compressore.
Per un buon motocompressore, ci vuole un ottimo gruppo pompante.
La possibilità di disporre di ricambi efficienti resta la priorità. In vendita, ci sono gruppi pompanti per compressori bistadio potenti, silenziosi, adatti a compiti gravosi. Il basso consumo di energia, tutti i vantaggi del caso. In altre parole, l’efficienza fa rima con durata, assicurata in questo caso anche dal raffreddamento intermedio tra le due fasi di compressione. Si tratta – importante ricordarlo –di un raffreddamento forzato e mirato. Convogliato sulle parti più calde
In ogni caso la qualità parte dall’alto
Lo stesso dicasi per gruppi pompanti monostadio. Lo dimostra la presenza di cilindri e testate in alluminio pressofuso con alettature ampie che facilitano il raffreddamento. Così come non trascurabili risultano le valvole in acciaio inox che agevolano un rendimento costante. Anche in presenza della qualità, valgono le stesse regole. Nei gruppi lubrificati il motore va lubrificato a dovere acquistando un olio specifico. Inviterei il potenziale acquirente a soffermarsi sulle dimensioni dei carter dell’olio, in quanto un carter sovradimensionato garantisce una migliore lubrificazione. E’ vero che la qualità parte dall’alto. Ma è altrettanto vero che continua, se consideriamo la possibilità di reperire a costi ragionevoli gruppi robusti, leggeri, compatti a basso consumo. Con un motore non esposto a pericolosi eccessi di temperatura, grazie alla protezione termica di cui è dotato un motore monofase.
Quindi i benefici sul trattore ci sono.
I compressori monostadio e bistadio oggi sono potenti – e ricordiamolo, ben ammortizzati – azionati da motori a scoppio dotati di avviamento elettrico che non impegnano il motore del trattore. Limitandone l’usura, si riduce anche il relativo consumo di carburante. Potenza ed efficienza si sposano bene e alimentano più attrezzi contemporaneamente. Ovviamente è importante che il motocompressore sia montato a dovere, perché conservi le sue caratteristiche.
Dunque Facili da usare. Sempre e ovunque.
In parte è vero, ma il nostro è un paese morfologicamente complesso. Quindi i terreni pianeggianti sono rari in ¾ del territorio nazionale. In zone difficili, se non addirittura impervie, sarebbe opportuno preferire motocompressori trazionati a un normale motocompressore a spinta. Due sono le peculiarità che consentono a questi ultimi di adattarsi perfettamente a situazioni meno agevoli. La trazione, che aiuta nello spostamento in salita. La presenza di freni a disco, che limita i rischi in discesa.
Dopo l’acquisto e l’utilizzo, resta però la manutenzione.
La manutenzione è più facile se c’è qualità. E’ capitato che alcuni compressori fossero rappezzati con serbatoi di capienza e dimensioni non adatte. L’aria surriscaldata dalla compressione non è riuscita a raffreddarsi, determinando la formazione di numerose goccioline d’acqua a scapito delle attrezzature. Ci sono oli lubrificanti con effetto antigelo e anticondensa, studiati per contrastare l’usura di componenti in gomma o plastica, come forbici, rastrelli e troncarami.
Effettivamente, non basta avere motori robusti, se poi gli accessori non sono altrettanto sofisticati. Oggi il mercato ce li propone potenti, ma anche agevoli e leggeri.
La tecnologia non è nemica, ma è al servizio dell’agricoltura. Soltanto rinnovandosi, la tradizione può andare avanti. Alla prossima.
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